Dilaga tra gli adolescenti la dipendenza, un tempo riservata agli adulti, da sostanze o da agenti virtuali. La dipendenza tradizionalmente correlata esclusivamente all’alcool e altre sostanza capaci di indurre severe modifiche organiche, si è estesa al cellulare e a internet, al gioco e al sesso patologico eccetera.
Recenti acquisizioni hanno confermato l’ipotesi che tutte le dipendenze, indipendentemente dal fatto che l’agente causale sia fisico o virtuale, inducono analoghe modifiche neurobiologiche configurando il medesimo processo.
In ogni caso telefoni cellulari e internet entrati nella disponibilità dei bambini hanno determinato patologie da dipendenza che non richiedono , come quelle classiche, la frequentazione di ambienti particolari.
In buona sostanza i genitori che vedono i figli impegnati a operazioni tecnologiche nella sicurezza della loro stanza non avvertono i segnali di pericolo che nel passato emergevano in rapporto alla frequentazione di “cattive compagnie”.
E’ ancora opportuno precisare che dipendenza e addiction non sono sinonimi. La dipendenza configura il bisogno di assumere dosi crescenti della sostanza di abuso per ottenere la stessa gratificazione mentre l’addiction comporta il sentimento di inutilità dell’esistenza in assenza della sostanza d’abuso.
In buona sostanza l’addiction costituisce un secondo livello di gravità che coinvolge totalmente la persona sino all’innesto di croniche modalità patologiche di interazione con la famiglia, la scuola, il lavoro, gli affetti e la società. Nuove dipendenza e nuove addiction intervengono subdolamente nel circuito familiare e non vengono all’inizio percepite come modalità individualmente e socialmente pericolose. Il regalo del cellulare di ultima generazione al figlio soddisfa il narcisimo dei genitori, che assistono orgogliosi e entusiasti alle straordinarie navigazioni del bambino sui diversi accessi. In realtà non si instaura una dipendenza da cellulare ma una dipendenza dalle acrobazie virtuali che il minori sperimenta nei programmi contenuti nei cellulari.
Considerando l’enorme costo sociale delle dipendenze e delle addiction e la difficoltà, se non l’impossibilità, di fare regredire le modifiche neurobiologiche indotte dagli agenti, appare evidente che il fenomeno è particolarmente sottovaluto nei bambini e negli adolescenti, ovvero proprio in quelle fasce di età in cui la compromissione del logico e armonioso sviluppo della personalità può facilmente interferire in modo negativo sulla corretta maturazione dell’identità.
Concludo con un breve richiamo al fenomeno globale di riduzione del QI nei bambini e negli adolescenti che secondo diversi autori potrebbe essere correlatto all’isolamente sociale indotto dalle nuove dipendenze.
Dr Andrea Quattrone
Psicologo